La violenza che non ti aspetti..

Il 25 novembre si celebra la Giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne ma non tutti sanno che l’Onu nel 1999 ha scelto questa data perché nel 1960 in Repubblica Domenicana fu il giorno in cui vennero uccise in un attentato tre coraggiose sorelle, Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal, per aver combattuto il regime autoritario di Rafael Trujillo.

Sono tante le iniziative promosse in questa giornata per sensibilizzare giovani e meno giovani al rispetto della donna e al contrasto contro la violenza sulle donne, riconosciuta a livello internazionale come un crimine contro l’Umanità.

Nell’immaginario collettivo, la prima cosa che viene in mente quando si parla di violenza o di “femminicidio” è la violenza fisica, quella comprovata dalle ferite, dai lividi e nei casi più gravi dalle morti.

Eppure ci sono tante forme di violenza, sottili, subdole che si insinuano nel tempo in un rapporto di coppia, già dal periodo del fidanzamento, e che vengono fuori soltanto nel momento in cui, talvolta, è troppo tardi per tornare indietro.

Nella mia attività professionale di avvocato della crisi familiare, mi ritrovo spesso ad essere depositaria di confidenze di donne che hanno subito e continuano a subire i soprusi e le prepotenze dei loro uomini, ma che non sempre trovano il coraggio di denunciare perché si sentono sole ed hanno paura delle possibili reazioni ritorsive dei loro mariti o compagni.

Mi rendo conto solo ora di quello che mi ha fatto”, mi sento dire, “ma come faccio? Non lavoro, anzi mi ha fatto pure lasciare il lavoro che avevo, mi ha detto che ci avrebbe pensato lui a mantenerci. Io dovevo solo occuparmi della famiglia, ma poi ogni volta che tornava a casa non gli andava mai bene niente, quello che cucinavo, come pulivo casa, come educavo i figli”; “Solo ora mi rendo conto di non avere un centesimo, né un futuro per me, mi ha tolto la dignità, mi ha isolato dalla mia famiglia e mi ha detto che mi toglierà pure i figli … Avvocato ho paura!”

Questa è VIOLENZA, una forma di violenza subdola che viene agita con il controllo totale della persona: “non fai niente tutto il giorno, tu dipendi da me in tutto e devi essermi grata”; “Questi soldi possono bastarti, sono io che lavoro e quindi spendi solo ciò che dico io e quanto dico io”; “tu non sei nulla senza di me, dove credi di poter andare? Se non riesci a mantenere neppure te stessa, pensi che potrai occuparti anche dei miei figli? Te li farò togliere!” “E’ colpa tua se mi fai arrabbiare, sei tu che mi provochi, ma lo sai che io nonostante tutto ti amo!”.

Ti amo???!!! NO!! Questo non è amore, è VIOLENZA! Questo non è amore, è CONTROLLO OSSESSIVO, disarmante, che annienta la dignità ed il senso di autostima di chi lo subisce.

Dal 1960 sono passati 60 anni ed ancora oggi, alle porte del 2023, continuiamo a parlare di violenza sulle donne e di femminicidi. Le cronache locali e nazionali ci riportano dati allarmanti sulle morti di donne per mano dei loro mariti o compagni (89 vittime al giorno, di cui il 65% di casi in famiglia).

E’ un problema culturale, di educazione al rispetto dell’altro e al riconoscimento della parità di genere in ogni ambito della vita civile, a partire dalla famiglia e dalla scuola.

Lascio agli esperti di politica legislativa le valutazioni del perché ancora oggi, e nonostante gli interventi normativi degli ultimi anni (il più recente è il c.d. Codice Rosso – legge 19 luglio 2019, n. 69), i dati statistici sulla violenza contro le donne, soprattutto nel contesto familiare, ci facciano rabbrividire.

E allora, cominciamo a fare qualcosa nel nostro piccolo: rendiamoci conto dei campanelli d’allarme della violenza, dei gesti apparentemente amorevoli ma di fatto ossessivamente controllanti dei nostri partner, mettiamoci in ascolto con i nostri sentimenti e le nostre emozioni. Se il mio compagno, marito o fidanzato mi dà uno schiaffo, come mi sento? Mi piace se non mi lascia libera di vestirmi come voglio, se mi vieta di frequentare le mia amiche, se pretende di controllare il mio telefono, se dice di essere geloso se vado in palestra o prendo semplicemente un caffè con un’amica?

“Quello che noi facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno. Se anche tu diventerai una goccia d’acqua pulita, saremo già in due. E se lo sarà anche tua moglie o tuo marito, saremo in tre e poi in quattro, dieci, cento” (Madre Teresa di Calcutta).

Cominciamo da ciascuna di noi, guardiamo cosa ci accade nelle nostre case e chiediamoci se possiamo iniziare a fare qualcosa per recuperare la nostra dignità.

Molte donne hanno cominciato a farlo! Adesso tocca a te!

Autore: Emanuela Palama'

Dal 2004 esercito su Lecce e nel Salento la professione forense nell’ambito del diritto di famiglia e dei minori; curo separazioni, divorzi e questioni relative ai figli; mi occupo di coppie sposate, conviventi ed unite civilmente. Quello che faccio è ASCOLTARE, COMPRENDERE, TROVARE SOLUZIONI.